MAMMA AMICA / I RAGAZZI DI OGGI
Maleducati, irrispettosi,superficiali, dipendenti
da cellulari e social , poco legati alla famiglia.
Così vengono speso descritti i ragazzi di oggi,
quelli di questa generazione. Insomma, i nostri
figli.
Io personalmente, se dovessi scegliere dei modi
in cui descriverli, userei : soli, demotivati, tristi,
solidali, inquieti, amici, amorevoli, sensibili,
profondi.
Forse vado controcorrente ma il lavoro che svolgo
mi dà la possibilità di raccogliere i pensieri ed i
sentimenti di molti ragazzi, quelli più intimi, più
profondi. Perchè io sono questo quando lavoro,
una sorta di scatola in cui ognuno può mettere
le sue paure, i suoi dubbi, i suoi sentimenti.
E, come dico sempre, per farli sorridere, io
poi frugo dentro questa scatola e metto un pò
d'ordine in quel caos.
Proverò a spiegare perchè ho usato quei termini.
Soli...si, credo lo siano. Spesso i genitori sono
assenti e non perchè lavorano. Perchè non sono
presenti emotivamente, perchè non ascoltano e non
comprendono. Non dialogano. Si limitano a chiedere
come va a scuola, se è successa qualcosa di particolare.
Ma non leggono gli sguardi, le espressioni. Troppo spesso
mi sento dire dai genitori di un ragazzo che prova un
forte disagio "Io non me ne ero accorto, non mi sono
accorto di niente". Infatti spesso i ragazzi arrivano al
mio studio o dai colleghi su segnalazione degli insegnanti
o dell'istruttore
della palestra, che si accorgono che il ragazzo è
abbattuto, che è cambiato, che è silenzioso o che è
aggressivo. I genitori di oggi sembrano spesso così
stanchi o insoddisfatti o pieni di pensieri da essere
distratti. E, a volte, sminuiscono i problemi emotivi
dei figli. Dicono che 'sono ragazzi', che passerà, a chi
non è capitato? Bè...dipende. Ci sono momenti
passeggeri e situazioni da cui, più si va avanti, più
è difficile uscirne fuori. Io coinvolgo sempre i genitori
nella terapia ma anche lì a volte trovo delle difficoltà.
Molti mi dicono che non c'è motivo che vengano
anche loro, che non sono loro ad avere bisogno,
che a casa va tutto bene. Ma se nostro figlio ha
un problema emotivo, se prova un disagio, una
sofferenza è anche un problema nostro. Siamo
una famiglia e la famiglia è questo. Sta male uno,
stanno male tutti. Se nostro figlio mostra una
sofferenza interiore, il problema potrebbe essere
nei legami familiari. Forse c'è qualcosa da modificare.
Capisco che sia difficile mettersi in gioco, raccontare
la propria vita, le proprie emozioni. Ma forse nostro
figlio sta portando avanti un malessere che è anche
nostro. E non serve proporgli distrazioni dal suo
malessere. A volte i genitori mi chiedono :" Ma che
ne pensa se gli regalo un viaggio?" o "Magari starebbe
meglio se avesse la macchina che desidera" o mi
dicono "Ma io lo accontanto in tutto, fino a ieri gli
ho comprato quella cosa che voleva tanto".
Le cose materiali sono solo distrazioni che non
risolvono nulla. I problemi vanno affrontati. Perchè
non andranno via da soli. Li ritroveremo sempre lì
dove li abbiamo lasciati. Anche se andiamo in capo
al mondo, verranno con noi perchè sono dentro di noi.
Per cui, se mi viene chiesto se è il caso di mandarlo in
un college in Inghilterra o dalla zia a Milano in modo che
'smetta di pensare a ciò che lo fa soffrire', la mia
risposta è no. Anche stavolta dico che i problemi
vanno affrontati, inutile scappare.
Non lasciamo soli i nostri figli, hanno solo bisogno
del nostro amore, del nostro ascolto e della nostra
comprensione. Non diciamo che "ai nostri tempi
tutti questi problemi non c'erano perchè lavoravamo
sodo e ci impegnavamo e non avevamo tempo per i
pensieri". Anche i nostri figli lavorano sodo, studiano
tanto, a 12 anni sono stressati già quanto un adulto,
hanno un'agenda piena più della mia.
E non consoliamoli dicendo frasi come 'ma alla tua età
che problemi puoi avere? pensa a divertirti"
I problemi ci sono ad ogni età e ad ogni età si
può stare male. Oppure frasi come " pensa al futuro,
hai tutta la vita davanti". C'è un test che viene fatto
da noi psicologi agli adolescenti, in cui una delle
domande è: "Come vedi il tuo futuro?". Sapete cosa
mi risponde la maggiorparte dei ragazzi ?
"Incerto".
Hanno bisogno del nostro sostegno, della nostra
vicinanza, del nostro incoraggiamento.
Mi dicono a volte :" Io vorrei fare il medico ma i miei
pensano che sia meglio di no, si studia troppo" o
"Vorrei diventare truccatrice, ma la mamma non vuole
perchè si guardagna poco" o "Io sono una cantante
lirica ma mamma non vuole che vada all'accademia
perchè non è un vero lavoro" o "Penso che farò
il medico perchè nella mia famiglia sono tutti
medici". Proviamo a dare i consigli che ci vengono
chiesti senza però demotivare, senza far perdere
l'entusiasmo per quelli che sono i loro sogni.
Nelson Mandela scriveva :"Un vincitore
è solo un sognatore che non si è mai arreso".
Un'altra cosa su cui a volte rifletto è il fatto
che si pensa di poter dimostrare il proprio
affetto attraverso le cose materiali.
Da genitori, magari, ci viene più facile fare
un regalo o accontentare un capriccio,
piuttosto che dire 'ti voglio bene' o abbracciare.
Non c'è gara tra queste cose. Un abbraccio, di
quelli avvolgenti, calorosi, non ha pari.
Anni fa ho avuto un colloquio con una famiglia,
Il motivo per cui erano arrivati in ospedale ( a quel
tempo facevo la specializzazione) era che il ragazzo
aveva problemi di crescita, per cui era basso e
minuto rispetto ai suoi 16 anni e la mamma temeva
che potesse soffrirne. Quel colloquio mi è rimasto
impresso nella mente, ora vi dirò perchè.
Durante la conversazione la mamma mi raccontò
del loro disagio economico, che spesso non avevano
i soldi neanche per comprare la bombola del gas.
E pianse raccontandomi che la settimana prima, era
stata costretta a chiedere cinque euro al figlio, che li
aveva avuti in regalo, per comprargli un paio di jeans usati.
Per lei e suo marito era stata una mortificazione e
temevano di non essere bravi genitori per via dei loro
problemi economici. Ricordo che il figlio li aveva
guardati stupito e dispiaciuto e aveva detto "Mamma,
cosa vuoi che me ne freghi dei jeans che sono usati?
io sono felice, mi sento amato e voi ci siete sempre".
Di contro, vi racconto un'altro episodio, accaduto
stavolta allo studio e che riguarda una famiglia
economicamente molto benestante in cui, però,
i genitori erano molto assenti. Durante il colloquio,
la figlia adolescente, parlando del rapporto con il
padre, gli dice :"Lo vuoi capire che non mi interessa
niente del fatto che mi hai dato uan carta di credito?
E che non mi interessa la macchina nuova o tutti
i vestiti che mi compri? A me manchi tu!"
I nostri figli vogliono noi, non ciò che di materiale
possiamo dare. Eppure a volte ciò che dovrebbe
essere più naturale e semplice, come dire loro
quanto li amiamo o abbracciarli, sembra diventare
assolutamente complicato.
E torniamo al termine da cui sono partita....soli.
Senza l'intimità emotiva con noi genitori, senza
il nostro calore, è così che i nostri figli si
sentiranno, al di là degli amici che hanno,
delle serate divertenti e di tutto il resto.
Non voglio annoiarvi, per cui ho deciso
di dividere questo articolo in più parti,
quindi....alla prossima:)