MAMMA AMICA / Se mio figlio è omosessuale
Negli ultimi anni sono arrivati sempre più ragazzi allo studio dopo avere
confidato ai loro genitori di essere omosessuali e, da quel momento ,
tutto è cambiato.
Ognuno di loro ha una storia diversa, una persoanlità
diversa; c'è chi è ancora confuso, c'è chi è sicuro di chi è e di
ciò che prova, c'è chi ne ha paura. Ma tutti hanno in comune
una cosa: hanno paura di non essere accettati dalla famiglia.
Non dai coetanei, dagli amici. Da loro c'è subito acettazione e
tutto viene vissuto in modo naturale. Ma, a casa, succede
qualcosa di diverso.
Io sono una psicoterapeuta familiare. Quando un ragazzo arriva
allo studio, di qualsiasi problema si tratti, io cerco sempre di
conoscere tutta la famiglia. In questi anni, quando si tratta
di omosessualità (anche se c'è più apertura rispetto al passato),
sono state diverse le richieste fatte dai genitori quando vengono
a parlare con me. Qualcuno mi ha chiesto di essere aiutato a fare
tornare il figlio 'normale', qualcuno mi ha chiesto di aiutare il figlio a
'guarire', qualcuno pensa che sia necessaria una punizione e così
mi dice che lo terrà chiuso a casa finchè non capisce che sta
'sbagliando'. C'è chi mi dice che accetta la scelta del figlio ma non
vuole sapere nulla della sua vita ( quindi a patto che si finga che
il 'problema' non esista).
La maggior parte dei genitori con cui ho parlato sente il bisogno
di prendere le distanze dal figlio. Le frasi più
frequenti che mi vengono rivolte sono :" Siamo sempre stati una
famiglia normale", "A casa nostra non sono mai successe queste
cose", "Abbiamo sempre dato tutto per i figli", "Mio marito ha sempre
lavorato per non fargli mancare niente". Come se , avere un figlio
omosessuale, significasse avere colpa di qualcosa in quanto
genitore. "In cosa ho sbagliato?". Questo si chiedono i genitori.
Niente. Nessuno ha sbagliato niente. Semplicemente i figli sono
altro da noi. Hanno la loro vita, hanno la loro natura, le loro idee.
E, giuste o sbagliate che siano per noi, devono vivere seguendole.
C'è un dovere implicito nell'essere genitori: l'accettazione incondizionata.
I figli si amano sempre e comunque.
Fin da piccoli li esortiamo a seguire la loro natura, le loro passioni, a
cercare se stessi. Quando ci confidano di essere omosessuali ,
ci stanno dicendo che è questo che sono, che è questa la loro
natura. Cerchiamo di essere coerenti. 'Sii te stesso' non
equivale a 'sii te stesso se segui ciò che piace a noi'.
E' chiaro che non è sempre così. Sto facendo riferimento alle famiglie
con cui io parlo e che, essendo arrivate allo studio, manifestano una
sofferenza o un disagio.
Tanta è la paura del giudizio mio o degli altri, che nessuno mi
pone la domanda più importante: "Mio figlio cosa sta provando?
E' felice? E' sereno? E' questo che vuole?"
Perchè è questo che importante.Che la vita dei nostri figli sia come
loro la vogliono.
E noi siamo la loro 'casa'. Vi ricordate quando da piccoli giocavamo
a nascondino? Gli altri potevano rincorrerci ovunque ma quando
toccavamo il luogo che avevamo stabilito 'casa', nessuno poteva
più toccarci. Un genitore è questo: casa. Quel 'luogo' in cui,
qualsiasi cosa ci succeda fuori, siamo al sicuro.
Per un figlio è devastante sapere che, invece, proprio lì, non
viene accettato.
E' comprensibile che un genitore provi confusione, che si senta
disorientato, a volte anche spaventato, perchè è qualcosa di nuovo,
magari di inaspettato. Ma nostro figlio è lo stesso di un attimo
prima che si confidasse con noi. E' la stessa persona, ha lo
stesso carattere, lo stesso sguardo. Non è 'cambiato'.
Ha lo stesso bisogno del nostro amore.
Abbiamo il diritto di preoccuparci, di avere dei dubbi. ma abbiamo
il dovere di non lasciarli MAI soli.
Non so se avete mai visto quel cartone animato ' Lilo e Stitch' che
oggi va di moda anche tra i ragazzi. In una scena, si dice che
la famiglia è 'il luogo dove nessuno viene abbandonato o lasciato solo'.
Un rifiuto da parte nostra, per un figlio è un dolore immenso.
A volte i ragazzi mi dicono ' se non mi accettano, cercherò
di farmene una ragione' , ma il loro sguardo mi dice che, si, si
andrà comunque avanti, la vita va avanti, ma il vuoto rimane, il
dolore rimane. A volte hanno attacchi di panico, crisi di pianto,
profonda tristezza. E' difficile dovere scegliere tra se stessi ed
i genitori. Non dimentichiamoci mai che, in qualsiasi situazione,
siamo una famiglia. Siamo confusi? Ok, capita, Siamo
spaventati? Capita anche questo. Non condividiamo?
Pazienza. Ma, in quanto famiglia, tutto si affronta
insieme.
Anche i nostri figli, crescendo, spesso non
condividono le scelte che abbiamo fatto. Ma loro ci
accettano, non ci rifiutano mentre, a volte, noi
genitori pensiamo di essere in una posizione di superiorità che ce
lo permette.
"Ci sono due lasciti durevoli che possiamo dare ai nostri figli.
Uno sono le radici. L'altro sono le ali" (H. Carter)